Studiare con l’IA: Come Usarla Senza Farsi Usare
- Valentina Quaranta
- 26 nov 2024
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 23 mar
Quando pensavamo che la tecnologia avesse già rivoluzionato il mondo, l’intelligenza artificiale¹ è arrivata a dimostrarci che non avevamo ancora visto nulla. Finché l’IA rimane confinata nei laboratori, possiamo anche permetterci di ignorarla, ma quando diventa realtà, tangibile e in 4D, è difficile far finta di nulla.
Ho visto i suoi effetti sulla musica, sui social e persino sulla moda: Gerry Scotti che canta le hit di Annalisa, i like ai post creati artificialmente e, addirittura, un simulatore che si prende la libertà di dirmi cosa mi sta bene e cosa no. Ma, se permetti, a quello ci penso io.
Si tratta di uno strumento potentissimo, nato per scopi ben più impegnativi della creazione di meme. Partito dall’ambito informatico, si è rapidamente esteso a molti altri settori, tra cui quello medico, portando importanti risvolti sia nella ricerca sia nelle diagnosi.
Quello più sottovalutato – e prendo alla lettera questo termine – è l’ambito dello studio e dell’apprendimento. Mi riferisco, naturalmente, a ChatGPT: un modello di intelligenza artificiale conversazionale basato su sofisticati modelli di linguaggio, che dal 2022 risponde alle domande di milioni di utenti in tutto il mondo.
Chissà quanti temi scolastici, quanti esami avrà fatto copiare; chissà quante tesi universitarie ha dovuto generare. Non che gli costi qualcosa, ma a noi cosa costa?
Con l’IA a portata di mano, il confine tra apprendimento autentico e scorciatoie si fa sempre più sottile, quasi trasparente. Per comprendere un’intelligenza, ce ne vuole un’altra. ChatGPT è uno strumento intuitivo, immediato e comodo, talmente tanto da poter illudere di potersi affidare al "pilota automatico".
Ma non è così. L’IA è stata progettata per simulare la mente umana e, come tale, non può essere considerata sempre veritiera. Per ottenere una risposta esaustiva, è necessario essere altrettanto precisi nella formulazione della richiesta perché come con le persone, non possiamo aspettarci che ci venga letto il pensiero.
Trovo importante chiarire questo punto perché, al giorno d’oggi, molti utilizzano strumenti artificiali come scorciatoie, senza conoscerne appieno il funzionamento. Il risultato? Non diventano un supporto allo studio, ma un suo sostituto. Inutile sottolineare che questo approccio non è affatto proficuo.
Questo solleva una domanda cruciale: l’IA promuove realmente l’apprendimento o finisce per incoraggiare la pigrizia intellettuale?
Per rispondere, è necessario chiamare in causa l’etica, che in questo contesto assume un ruolo centrale. Usare l’IA non significa delegare completamente il pensiero, ma piuttosto potenziarlo. Se utilizzata in modo responsabile, l’IA può diventare una risorsa preziosa, in grado di favorire un apprendimento efficace, senza sostituire lo sforzo personale, che merita comunque il suo riconoscimento ai titoli di coda.
L’intelligenza artificiale offre una vasta gamma di applicazioni che possono migliorare sia l’efficienza sia la qualità dello studio. Nel mio discorso farò riferimento a ChatGPT, poiché, tra gli strumenti disponibili, è quello che ho sperimentato maggiormente.
PROBLEMI BASILARI
Nella chat è possibile caricare testi, file, foto o audio. Questo potrebbe portare uno studente a non seguire la lezione in tempo reale, preferendo registrarla per poi ascoltarla a casa e utilizzare l’IA per trasformare l’audio in un testo scritto in pochi minuti.
Sebbene questa pratica possa sembrare un uso funzionale dell’intelligenza artificiale, va considerato che un’insegnante non struttura il proprio discorso come se fosse destinato a essere registrato. Spesso, infatti, il tono e il contenuto si adattano all’andamento della lezione e alle interazioni in aula. Di conseguenza, è probabile che alcune parti vengano omesse o fraintese, causando una comprensione parziale o distorta della lezione, soprattutto quando questa si protrae per ore, come spesso accade all’università.
Anche se strumenti come ChatGPT siano molto avanzati, non sono infallibili. Possono fornire risposte errate o basate su dati non aggiornati. Questo significa che è sempre necessario verificare le informazioni con fonti affidabili.
Come integro l'IA nello studio
La Facoltà di Lettere, così come tutte le umanistiche, prevede una mole di studio maggiore rispetto agli altri corsi di laurea e potrebbe tornare utile ridurre manuali di 700-800 pagine a qualche centinaia, ma non è quello che faccio.
1. Testare l’intelligenza artificiale
Molti dei testi che ho analizzato negli ultimi anni risalgono al 1200, se non a periodi precedenti, e non è scontato trovare online informazioni su materiali che sono ancora oggi oggetto di studio. Per questo, il mio primo passo è testare l’IA, iniziando con domande generiche per poi passare a quesiti sempre più specifici riguardanti il macro-argomento che sto trattando.
Questa fase iniziale mi permette di capire come sfruttare la chat per semplificare la mia sessione di studio: se l’IA dimostra una conoscenza superficiale, baserò il mio lavoro esclusivamente su manoscritti e testimonianze che carico personalmente sulla piattaforma. In caso di risposte soddisfacenti, invece, le chiederò anche le fonti da cui attinge per fornirmi le sue informazioni.
Anche nello studio dei grandi autori della letteratura, come Dante, è fondamentale restare vigili. Dell’Alighieri, infatti, non possediamo autografi, il che genera grande incertezza riguardo alle date e alle informazioni che ci sono pervenute. I diversi studiosi attingono a fonti differenti, spesso dando origine a interpretazioni divergenti, che risultano solo parzialmente attendibili.
2. Pianificare lo studio
L’IA può essere un alleato prezioso nella pianificazione del tempo di studio, suddividendo i compiti in blocchi gestibili e suggerendo le giuste priorità. Ad esempio, un software di IA potrebbe creare un calendario personalizzato per preparare un esame entro una data specifica, bilanciando lo studio con altre attività. Lo ammetto: non è il mio caso. Ma per chi di voi fatica a organizzare lo studio in tempi realmente gestibili, questa potrebbe essere la soluzione a tutte le difficoltà. Per iniziare, decidete quali esami sostenere nella prossima sessione e stilate una lista da presentare a ChatGPT, includendo:
Nome dell’esame
Numero di CFU
Possibili appelli (se disponibili)
Punti critici e forti legati alla materia (ad esempio, la trovate noiosa, l’esame è molto complesso, il professore tende a ripetere le stesse domande, sono previsti parziali, ecc.).
Indicate quanto tempo avete, o siete disposti a dedicare alla preparazione, specificando eventuali impegni ricorrenti (come sport, attività extra, compleanni, feste, ecc.).
In base a queste informazioni, l’IA potrà generare per voi un piano d’azione su misura, perfetto per ottimizzare il vostro studio.
3. Comprensione del testo
Ora che abbiamo testato l’IA e organizzato il nostro piano di studio, possiamo iniziare. Presumo che siate in grado di reperire il materiale necessario tramite gruppi WhatsApp o altri metodi, più o meno leciti. Le difficoltà in questa fase possono ricondursi a due principali motivi:
Comprensione del testo
Comprensione dell’argomento
Nel primo caso, il problema è facilmente risolvibile caricando una foto del testo sulla chat e chiedendo una spiegazione più chiara e accessibile. Nel secondo caso, tuttavia, sconsiglio di affidarsi direttamente all’IA per approfondire, poiché potrebbe basarsi su informazioni non completamente accurate. Invece, suggerirei di chiedere all’IA consigli su siti affidabili, video o articoli scientifici che trattino l’argomento in questione.
4. rielaborazione dei contenuti
All’elementari c’erano i pupazzi a cui ripetere le cose a memoria, alle medie lo specchio, al liceo lo schermo spento del pc e all’università subentra l’IA. Ripassare lunghi programmi può richiedere molto tempo, motivo per cui è fondamentale raccogliere prima tutte le domande che i professori tendono a fare in sede d’esame. Prepararsi le risposte alle domande più frequenti è un metodo efficace per anticipare le loro mosse ed evitare di trovarsi impreparati.
Un uso interessante dell’IA è come esaminatore virtuale. Gli studenti possono simulare un’intervista o un esame orale, facendo domande sul materiale di studio. Questo approccio è utile per rafforzare le conoscenze e identificare eventuali aree deboli.
Inoltre, raccogliendo le domande più frequenti degli esami e i titoli dei manuali o degli argomenti trattati, l’IA può generare 50 o più domande sull’esame, offrendo uno strumento efficace per esercitarsi a rispondere. In caso di difficoltà nella risposta a una di queste domande, si può chiedere alla chat di elaborare una risposta esaustiva, strutturata in modo simile a come risponderesti a un professore universitario.
Un’intelligenza per un’altra
L’IA è un’intelligenza progettata per interagire con altre intelligenze. Tuttavia, usarla in modo inappropriato può essere rischioso e controproducente. Ad esempio, ChatGPT può essere impiegato come mediatore linguistico per tradurre qualsiasi cosa: dalle frasi di grammatica inglese alle versioni di latino.
D'altro canto, affidarsi eccessivamente all’intelligenza artificiale depotenzia le capacità critiche, analitiche e di risoluzione autonoma dei problemi. Non si tratta più solo di “consegnare i compiti fatti", ma di non abituare il cervello alla pigrizia e di scoraggiare lo sforzo personale.
Nei casi peggiori però. si va sul penale. Scrivere un tema scolastico con Chat GPT è eticamente scorretto, ma in una competizione scolastica o peggio, in sede di lavoro, è considerato plagio.
Secondo la Treccani, il plagio consiste nell’appropriazione pubblica dell’opera altrui. Nel caso dell’IA, la situazione si complica poiché le risposte che fornisce, attingono a una moltitudine di opere preesistenti, in quanto incapace di inventarne originali.
Uno dei casi di plagio più comuni si verifica sfruttando un testo generato da ChatGPT per fini personali o professionali, senza modificarlo o esplicitare il ruolo dell’intelligenza artificiale nella produzione. Dal momento che i contenuti generati dall’IA sono basati su un’ampia varietà di fonti, riprodurli senza le necessarie verifiche costituisce una forma di plagio.
Un’altra questione già menzionata, riguarda il mondo accademico che si sta ben armando con strumenti per riconoscere l’intervento non autorizzato dell'intelligenza artificiale. Ciò nonostante, non è raro che alcuni studenti cerchino di aggirare tali strumenti, con altri, altrettanto figli dell’IA, per fare uso di questi strumenti severamente vietati. Tale violazione compromette l’integrità dello studente e il valore dell’intero processo educativo.
Per questo, l’autorità istituzionale rischia di essere costantemente messa in discussione dall’intelligenza artificiale, che sembra essere sempre un passo avanti rispetto a qualsiasi strategia adottata per contenerla. Tuttavia, c’è un aspetto che le macchine non potranno mai dominare: le nostre scelte. È proprio su questo che dobbiamo concentrare la nostra attenzione, scegliendo di mantenere lucidità e controllo, affinché siamo noi a governare le macchine, e non il contrario.
V
Intelligenza artificale¹ = d'ora in poi IA
Comments