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Sanremo Fashion Week

Questo articolo nasce dalla mia necessità di rispondere a tutte quelle domande esistenziali a cui, puntualmente, non riesco mai a trovare una risposta.


Musica o moda?

Scorrono entrambe nel mio DNA, ma solo una può essere il mio futuro: qui nasce il dramma. 

Per anni ho creduto che l’unico comune denominatore tra questi due mondi fossi io - un pensiero che sfiora il delirio di onnipotenza, lo ammetto. Ma che volete farci, c’è chi nasce modesto e chi nasce come me: consapevole del proprio potenziale.


Per fortuna è arrivata la settimana della moda, una doccia fredda necessaria. Un reality check spietato, di quelli che ti riportano con i piedi per terra e ti ricordano che il mondo non ruota attorno a te anche se, ammettiamolo, sarebbe molto più interessante!


Le passerelle e i palchi, dopotutto, sono figli della stessa madre: la creatività. Entrambi cercano una voce unica, entrambi vogliono stupire ed entrambi comunicano con chi sa guardare oltre la superficie. Allora, forse, il vero dilemma non è scegliere tra musica e moda, ma trovare il modo di non dover scegliere affatto.


C’è un filo rosso che ci unisce, che non si vede, si capisce.

Un filo che nasce nel ‘51 con il primo Festival di Sanremo, mi attraversa e arriva dritto sulle passerelle della Fashion Week. Due eventi che fino a qualche anno fa sembravano appartenere a universi paralleli, oggi dialogano con una sintonia quasi perfetta. Non è un caso se artisti come Olly, Tony Effe e Gaia siedono in prima fila alle sfilate delle maison più esclusive: sono loro il nuovo volto della moda, il punto di incontro tra passerella e palcoscenico.


Fashion Week e Sanremo: il connubio perfetto

Se la casa di Chanel è il Tempio, allora la Fashion Week è l’Olimpo della moda: dove stilisti, influencer e celebrità si riuniscono per decretare cosa sarà in e cosa finirà nel dimenticatoio nella prossima stagione. Ma ormai le settimane della moda non sono più solo collezioni esclusive e passerelle riservate agli addetti ai lavori: sono diventate veri e propri palcoscenici dove la musica detta le regole del gioco.


Non a caso, il Festival della Canzone Italiana che va in onda in diretta mondiale, ha trasformato le sue serate in una vera e propria vetrina per le grandi maison, sfoggiando outfit firmati dalle case di moda più prestigiose. Di fatto, le leggendarie scale dell’Ariston sono diventate la passerella più ambita (e spietatamente giudicata), non solo dagli italiani.


Dimenticate gli artisti degli anni ‘90, con i loro look discreti e rassicuranti: nel 2025 al palco dell’Ariston regna l’eccesso, la sperimentazione e l'alta moda su misura. Gli stilisti più influenti non si limitano a vestire i concorrenti, ma ne costruiscono l’immagine, trasformando ogni outfit in una dichiarazione di intenti. Perché a Sanremo, ormai, si canta anche con, o senza, i vestiti.


Un tempo il Festival era il regno del completo giacca e cravatta, della sobrietà da prima serata, dell’abbigliamento studiato per non disturbare il pubblico generalista. Poi qualcosa è cambiato.


Gli artisti hanno capito che Sanremo non è solo una competizione musicale, ma un’occasione unica per imprimere la propria immagine nella cultura pop. Gli stilisti allo stesso modo, hanno fiutato il potenziale: il palco dell’Ariston ha un’audience che qualsiasi sfilata potrebbe solo sognare.


Basta dare un’occhiata agli ultimi anni per capire il fenomeno: gli abiti-scultura di Achille Lauro, l’eleganza impeccabile di Mahmood, le trasformazioni camaleontiche di Elodie. 


Sanremo non è più solo musica, è moda in movimento, una sfilata a episodi dove ogni look è studiato al millimetro. E mentre il pubblico analizza ogni dettaglio in tempo reale su Twitter, Instagram e TikTok, le case di moda sanno che un outfit vincente non è solo stile, ma pura strategia: perché oggi, piaccia o no, anche l’hashtag giusto può fare la differenza.


Perché gli artisti sono sempre più protagonisti della moda?

Non è certo un caso se figure come Olly, Tony Effe e Gaia siano diventate ospiti fissi delle Fashion Week. Dopo aver conquistato la scena musicale italiana, sono loro i nuovi ambasciatori della moda: i trendsetter che i brand corteggiano per accaparrarsi l’attenzione del pubblico più giovane e connesso.


Tutti gli occhi sono puntati sul vincitore della 75esima edizione di Sanremo, Olly: con il suo stile streetwear e il tocco giocoso, è il manifesto perfetto di brand come Diesel e Off-White. Grazia alla sua autenticità gli è permesso osare con tratti stilistici tipici del rap. Mescola con audacia l’estetica urbana e il lusso, incarnando un nuovo approccio alla moda che non teme il confronto tra cultura popolare e alta moda.


Tony Effe si divide musicalmente, ma sotto i riflettori è la personificazione dell’anima luxury del rap, con abiti firmati, gioielli oversize e un ostentato "non mi interessa" che non fa altro che alimentare l'immagine di lusso senza compromessi. Perfetto per maison come Balenciaga e Gucci, le quali, come sempre, si sono accostate alla cultura hip-hop con una passione che sfiora l'adorazione. Allo stesso modo Ghali ha fatto da testimonial per queste stesse firme, ma con un approccio più sfumato e più ragionato. 


Gaia gioca un altro campionato. Incarna l'eleganza moderna in modo impeccabile, con il suo mix di influenze internazionali: musa perfetta per brand come Valentino e Prada, che sanno mescolare classico e innovazione come pochi. Un gioco che Mahmood ha messo in scena lo scorso anno con la sua Tuta Gold, rivelandosi ambasciatore di quell’armonia tra eleganza e contemporaneità che solo pochi riescono a raggiungere con la stessa disinvoltura.


La moda a Sanremo come strumento di narrazione

Se siete dei veterani sapete bene che questo è il mio motto: ciò che indossiamo racconta una storia. La moda non è solo un dettaglio estetico, è un messaggio, una dichiarazione d’intenti. 


Per i cantanti, la scelta di un brand non è mai casuale. È una presa di posizione netta. Indossare Maison Margiela? Avanguardia, sperimentazione pura.

Armani? Eleganza, rigore, un po’ di non osiamo troppo, ma sempre impeccabile. Un’ode alla tradizione. 


Dietro le quinte c'è il dialogo sempre più evidente tra moda e musica. Pensiamo a Sfera Ebbasta con Dolce & Gabbana o Mahmood con Valentino: partnership che trasformano i cantanti in ambasciatori di uno stile e di un’identità. Ma, soprattutto, li elevano a vere e proprie icone.


Quello che vediamo oggi in passerella o sul palco di Sanremo, domani sarà nelle strade, indossato da milioni di persone; e non parliamo solo di tessuti e accessori, ma di un intero linguaggio estetico. I cantanti non sono più semplici testimonial, sono trendsetter, pronti a ridefinire l’intero canone estetico del momento.


Sanremo: la Fashion Week alternativa

Se la Fashion Week è la celebrazione per eccellenza della moda d’élite, allora Sanremo è la sua versione pop, accessibile e, osiamo dirlo, anche più divertente. Il Festival non è più solo un evento musicale: è diventato una vetrina globale in cui milioni di spettatori non si limitano a guardare, ma giudicano, commentano e copiano i look degli artisti.


Sanremo è una passerella a cielo aperto, dove la moda diventa parte integrante della narrazione musicale. L’artista non è più solo colui che canta, ma è anche il corpo vivente di un messaggio visivo, che prende vita attraverso l’abito.

Ed è proprio per questo che i brand più influenti scelgono di vestire i cantanti più discussi, i papabili vincitori che per certo, faranno parlare di sé. 


Ma non è tutto: Sanremo ha il potere di riscrivere la percezione di un artista. Un look sbagliato e la carriera può incappare in un oblio istantaneo – Francesca Michielin insegna – mentre un outfit studiato nei minimi dettagli trasforma l’artista in un’icona in tempo zero. Per questo motivo gli stylist sono gli eroi dietro le quinte, ma i cantanti sono i veri coraggiosi che rischiano tutto per tutto. 


E se qualcuno mi chiede: "Perché guardi Sanremo?"

La mia risposta è semplice: assolvo il mio dovere da spettatrice, consumatrice e amante della musica e della moda. Ascolto, giudico e scelgo.


V


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