Minimalismo tossico: la realtà non è pastello
- Valentina Quaranta
- 6 mag 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 26 nov 2024
Lo so, lo so. L’ultimo articolo che ho pubblicato in questa sezione era un elogio alla pioniera del minimalismo, la regina dell’essenzialismo, una di quelle femministe che piace a me: Coco Chanel. Ora questo titolo potrà sembrare incoerente ma in realtà non lo è.
Il femminismo nella moda nasce dall’esigenza di sentirsi bene nei propri vestiti e libere di rappresentarsi autoritarie restando fedeli alla quota rosa a cui apparteniamo. Chiamo a garante proprio Coco, che più di tutte ci ha insegnato cos’è la femminilità, lei che ci ha dato gli strumenti per essere sensuali, autoritarie ed eleganti allo stesso tempo.
Chissà cosa direbbe se vedesse che il modello della femminilità di oggi è l'anti femminilità alla Bella Swan, la Kristen Stewart di Twilight. La ragazza tipicamente impacciata, naturalmente acqua e sapone che non si cura di come appare, al punto da sembrare casualmente perfetta.
Eleonora Caressa, una delle protagoniste di questa edizione di Pechino Express, si è distinta con un monologo pubblicato sui social, in cui parla attentamente dell’argomento. Cita personaggi iconici che ci hanno accompagnato nella crescita, ma non personaggi casuali, solo i volti femminili accusati dalle nuove generazioni di ideali, di passare un messaggio tossicamente misogino.
Regina George, Sharpey, insomma tutte quelle ragazze antagoniste che incarnano lo stereotipo di bellezza: bionde, truccate e appariscenti, tratti che le facevano apparire più superficiali e stupide di chi invece si distacca radicalmente da quell’ideale, che passa automaticamente per profonda e intelligente.
Eleonora combatte il pregiudizio della bionda stupida, ancora di più quello della struccata intelligente, facendo leva su una questione che in realtà mi tocca molto: il fatto di essere considerate belle, preclude un buon quoziente intellettivo? Il turbamento di non voler uscire di casa in tuta, mi rende automaticamente superficiale?
Ovviamente no.
La libertà di espressione è, e deve essere, a doppio senso. Le femministe, quelle che piacciono a me, hanno lottato per permetterci oggi di uscire di casa in minigonna, ci siamo guadagnate il diritto di truccarci come piace a noi, niente ci è stato regalato e nessuna società ce lo ha imposto. Bruciare i reggiseni per esempio, viene fatto passare come un atto di ribellione verso una società patriarcale.
La verità è che sono indumenti creati da due donne per le donne, perché nasce dalla necessità di sentirsi più protette e più sicure in una zona intima del corpo: è una comodità che ci siamo guadagnate, nessuna oppressione maschilista.
Togli i tacchi, togli il trucco, togli il reggiseno, rimane il minimo essenziale.
Ma quand’è che il minimalismo diventa tossico? Nel preciso istante in cui è stato riformulato il significato di “estetico” o come si suol dire aesthetic; oggi intersezione forzata tra essenzialismo e ordine. Diversamente da come molti pensano, la parola aesthetic non trova origini anglofone bensì greche. Infatti la formula base è aesthetica che deriva dal greco αἴσθησις, sensazione.
Chi di voi ha studiato un po’ di filosofia sa che in questo caso la sensazione non è la “vibe”, non del tutto: significa letteralmente percepire attraverso i sensi, tutti e 5, 6 per le donne visto che siamo in tema.
L’estetica quindi nasce per richiamare uno stimolo e quello che ci restituisce l’aesthetic effettivamente, è un senso di pace, ordine, positività, ma bidimensionale. I colori pastello e neutri ci lasciano in bilico in una superficie artificiale.
La realtà non è pastello: il cielo non è blu polvere, ma di un azzurro intenso che però fuoriesce dall’immagine calma che vogliamo dare di noi.
Tutto questo discorso per dirvi che la sensazione di normalità, genuinità trasmessa da personaggi come Bella, non sono altro che una narrazione fittizia e dannosa tanto quanto quella di Regina George, se non addirittura di più.
Se la normalità è mordersi il labbro screpolato e leggere un libro in disparte mentre tutti gli altri sono in cerchio altrove a parlare di un programma che non conosciamo, allora è quasi più facile competere con una Sharpay qualunque, che perlomeno rimane fedele a se stessa.
V
Video di Eleonora Caressa:



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