73 anni di Sanremo
- Valentina Quaranta
- 1 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 28 nov 2024
19 febbraio 2023 Anche se quest’anno Sanremo ha fatto tanto parlare di sé tra baci, atti osceni e impianti fuori uso, non parlerò di questa edizione, sarei troppo scontata e non vi direi niente che già non sappiate. Voglio parlarvi della storia del Festival e perché quel palco è il più temuto e desiderato di tutta Italia, perché scommetto che non lo sapete. Per chi di voi vivesse su Plutone, il Festival di Sanremo è la più grande manifestazione della musica italiana che ogni anno a febbraio, raccoglie una ventina di cantanti (o poco più) che si sfidano per cinque serate di seguito alla fine delle quali si avrà il nome del vincitore. Oggi lo conosciamo così, ma nel 1951 era un po’ diverso: la televisione non c’era quindi la trasmissione avveniva via radio dal Casinò di Sanremo. Il 29 gennaio 1951, il festival prese piede con alcune controversie della stampa ma niente di nuovo per noi della generazione Z. Naturalmente nasce come un esperimento, quindi non c’erano i 28 cantanti in gara di oggi, ma solo tre che però alternandosi esibivano 20 brani inediti. Negli anni a venire la voce si sparge e aumentano partecipanti e ascolti: nell’edizione del 1956 i sei partecipanti si sfidano in diretta radio-televisiva. Questo sarà poi un anno degno di nota perché sulla formula portata da Sanremo, nasce l’Eurovision Song Contest (di cui l’Italia vanta tre vittorie: 1964 - Non ho l’età; 1990 - Insieme e ovviamente 2021 - Zitti e buoni). Due anni dopo il celebre Modugno ci regala un inno della musica italiana - Nel blu dipinto di blu: una canzone che non da conto al tempo che passa. D’ora in poi si inizia a fare sul serio, con l’avvento degli anni 60 il Festival di Sanremo acquisisce un maggiore prestigio anche grazie alla conduzione di Mike Bongiorno dal 63 al 67. Iniziano a salire ‘sul palco’ grandi artisti della scena musicale: Mina, Celentano, Gino Paoli e altri autori le cui canzoni continuano ad arrivare a Sanremo grazie ad altre giovani voci. Dopo il trasferimento al teatro Ariston del 1977 si pensava a un decollo del programma, invece gli anni 80 hanno rotto l’incantesimo della novità: viene abbandonata la storica orchestra di Sanremo in favore della solita base registrata. A spegnere l’entusiasmo dei giovani artisti fu il playback, ricordiamo la famosa esibizione dei Queen nel 1984, in cui Freddie Mercury, come sempre, non si è astenuto dal reagire a modo suo. Nonostante il declino, in questi anni Sanremo ha lanciato cantanti immortali della musica italiana e internazionale come Zucchero, Vasco Rossi, Ramazzotti e la Mannoia. Facciamo un salto negli anni 90, il boom di Sanremo: la serata che avrebbe annunciato Giorgia (come saprei) come vincitrice nel 95 (45esima edizione) condotta da Pippo Baudo, registra oltre 17 milioni e mezzo di telespettatori toccando il 66,42% di share. Stiamo parlando dell’audience più alta (dell’ultima serata) nella storia di Sanremo. Perché sono importanti questi numeri? Perché dopo la vittoria di Giorgia nel 95, non si sono viste più queste cifre, quest’anno abbiamo raggiunto il 63% di share, il più alto da allora, ma i telespettatori sono calati e non di poco. I social media hanno invaso il mondo televisivo e radiofonico e per riaffermarsi, Sanremo deve in qualche modo tenere a bada piattaforme come Instagram, Twitter o Tiktok.
Il ‘fanta-sanremo’ sazia in parte l’evoluzione di cui il Festival è complice fin dal 51: ma se i cantanti ormai sono calciatori su cui scommettere “per la gloria” dicono i cinguettii (si chiamano ancora così no?), la musica che ruolo ha in tutto questo?
Vi lascio con questo dilemma esistenziale, se troverò una risposta, ve la farò sapere.
VQ
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