La verginità non è una malattia
- Valentina Quaranta
- 1 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 26 nov 2024
“Sono diventata donna” aka “ho perso la verginità”: sfatiamo alcuni miti.
Il primo rapporto sessuale è un evento importante per una donna, ma anche per l’uomo: rappresenta un momento di consapevolezza totale in cui ti metti a nudo davanti al partner (in senso letterale e non), ti accetti per come sei e condividi le tue debolezze con qualcuno.
La domanda è: perché è così importante fare sesso? Perché andando avanti nelle generazioni c’è il desiderio di farlo sempre al più presto?
In fondo si sa, dai racconti delle amiche più “vissute” sappiamo che fa molto male le prime volte e che l’ansia di essere all’altezza fa perdere il momento di intimità che si crea.
Poi ovviamente ci sono quelle amiche un po’ bugiarde che dicono che è stata “l’esperienza più bella della sua vita”: non prendiamoci per il culo, la prima volta è il biglietto di entrata per l’Inferno, quando se ne esce poi dipende dalla persona e dalla sua sensibilità.
Spero siate seduti perché sto per rivelarvi una verità, un po’ come quando a 5 anni lo zio depresso vi confessa che Babbo Natale non esiste: come lui, anche la verginità è un'invenzione..
In un’intervista per la rivista Vanity Fair, la sessuologa Silvia Gioffreda ha svelato l'arcano: la verginità non è altro che un concetto sociale per cui non si lega a nessun aspetto biologico; la dottoressa dichiara “Siccome non c’è alcun modo per provare scientificamente se qualcuno è vergine oppure no, allora la verginità non esiste, è solo un costrutto sociale. Il termine “vergine” indica di solito chi non ha mai avuto esperienze sessuali in generale”.
Brucia eh? Anche io sono rimasta piuttosto sorpresa ma bisogna accettare la realtà: ciò per cui a 15 anni le ragazzine si vantano in realtà non è altro che una parola che indica qualcosa che non può essere scientificamente provato, fa quasi ridere.
https://www.vanityfair.it/benessere/sesso/2021/04/20/sfatiamo-un-mito-la-verginita-non-esiste a questo link trovate l’intera intervista e scoprirete come in realtà perdere sangue durante un rapporto non sia normale!
Un articolo del Corriere della Sera del 6 marzo 2016 testimonia che 6 anni fa una ragazza su dieci faceva l’amore prima dei 14 anni e l’età continuava a scendere. Sembra assurdo ma se ci pensiamo bene le nuove generazioni sembrano avere fretta di crescere su tante cose: il modo di vestire, parlare ed esprimere se stessi, questo non è per forza un male, bisogna solo prendere atto di questa evoluzione e stare al passo.
(leggi articolo https://www.corriere.it/cronache/sesso-e-amore/notizie/verginita-non-dono-ma-neanche-fardello-4eceeb26-e3b5-11e5-aa1e-c06fd7dc1288.shtml)
Tutti questi dati amici, sono la dimostrazione che oggi la verginità è considerata quasi come un virus da cui ci si vuole disfare il prima possibile.
Alle spalle degli anni Settanta non era affatto così: essere ‘puri’ era un vantaggio, segno di fedeltà cristiana ma anche di rispetto, il concetto di “darla facile” era assolutamente di accezione negativa: bisognava preservarsi per riservare il dono al partner della vita.
Dagli anni Settanta in poi tutto cambia: la donna (più dell’uomo) vuole vendicare il proprio desiderio e impulso sessuale senza doverlo nascondere.
Ormai l’atto sessuale viene svalutato e spogliato di tutti i suoi significati: si parla di “darla” di “farsi”, parole che dai tempi delle medie sappiamo essere verbi vaghi e banali grazie alla prof. di italiano che abbassava il voto ogni volta che leggeva o sentiva pronunciare uno dei due verbi coniugati.
Cosa c’è di romantico nel “darla” o “riceverla”? Stiamo parlando di processo di fiducia o di vittoria come se fosse una sorta di trofeo? Dove sono finite le ragazzine teneramente illuse alla ricerca del principe azzurro?
Sicuramente non si crede più alle favole, ora vanno di moda le principesse guerriere che avranno anche messo l’armatura, ma se scordano di usare il preservativo, allora tanto vale combattere gli Unni a mani nude.
- VQ
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