Dopo Armani, Armani: la corona che non si piega al tempo
- Valentina Quaranta
- 7 ott
- Tempo di lettura: 5 min
Qualche settimana fa, insieme alla consueta copia di Vanity Fair, ho ricevuto una sorpresa inaspettata: una copertina interamente nera. Un dettaglio insolito per la rivista, che ha immediatamente catturato la mia attenzione.
Un semplice tributo in copertina sarebbe apparso opportunistico, un articolo riepilogativo della sua influenza nel mondo della moda, troppo riduttivo. Per questo la redazione ha scelto un approccio più ambizioso: dedicare a Giorgio Armani un numero speciale, capace di ripercorrere la sua vita, celebrare le sue imprese più significative e raccontare l’eredità che ha consegnato all’universo della moda e non solo.
Dopo aver combattuto a lungo con una grave epatite, il 4 settembre 2025 il Re della moda ci ha lasciato. Ma, come nella sua carriera, anche questa volta aveva previsto tutto. La sua visione non si è mai fermata al presente — e il futuro della maison ne è la prova più evidente.
“Semplice non è mai il punto di partenza, ma sempre il punto d'arrivo”
Non sono mai stata un’amante dei marchi di lusso, eppure Giorgio Armani ha sempre avuto la mia simpatia. Forse per la comune passione per Coco Chanel e per l’intervento necessario che entrambi hanno saputo portare nel mondo della moda femminile. Ma, più di ogni altra cosa, ciò che mi affascinava di lui era l’autenticità.
Armani non ha mai finto un’ossessione infantile per gli abiti, né ha mai costruito intorno a sé la favola del genio predestinato. La sua storia non è il copione romantico da film Disney, con il ragazzino timido e incompreso che disegna vestiti in un angolo. Anzi. Dopo il diploma scientifico, scelse la facoltà di Medicina: ben lontana dal glamour delle passerelle che, comunque, avrebbe imparato a ridisegnare.
Legato indissolubilmente a Milano, la città che lo ha visto crescere e consacrarsi, Giorgio Armani trovava però la sua vera dimensione altrove. Non nei palazzi, e tanto meno nel cosiddetto “quadrilatero della moda”, ma lontano dagli eccessi, nella casa in campagna a Pantelleria, in Sicilia, dove ha maturato la sua prima collezione, e probabilmente, anche le successive.
Nel 1975 infatti, a quarant’anni, nasce la maison che porta il suo nome. La prima collezione maschile non ottiene il successo sperato, eppure Armani non ha mai smesso di ricordare con tenerezza la bellezza ingenua e povera: «Stampavamo i tessuti con le fantasie appoggiandoci sopra i pennarelli. Le cose erano molto povere, devo essere sincero.
“L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare”
Armani è stato il primo a introdurre il concetto di power dressing, creando abiti che esprimono autorità e raffinatezza, in particolare per le donne. I suoi design non solo erano esteticamente piacevoli, ma anche funzionali, permettendo a chi li indossa di sentirsi a proprio agio e sicuro. L'uso innovativo di materiali come il jersey e la seta, insieme a tagli impeccabili, ha ridefinito la moda maschile e femminile, rendendo il suo marchio sinonimo di eleganza e comfort.
Oltre alla moda, Armani ha avuto un impatto significativo nel cinema, vestendo attori e attrici in film iconici.
Debutta per la prima volta sul grande schermo nel 1980, vestendo l’iconico Richard Gere nel film American Gigolò. Con il suo completo grigio greige, l’attore ha portato in alto il nome del marchio consolidando l'immagine del designer come simbolo di glamour e sofisticazione.

Le sue creazioni sono diventate parte della cultura pop, contribuendo a definire l'immagine di un'epoca.
Inoltre, Armani ha vestito star del calibro di Leonardo DiCaprio in "The Wolf of Wall Street", rafforzando il legame tra il marchio e il glamour di Hollywood. Con il famoso completo blu gessato con la cravatta rossa, Un evergreen che ha segnato la sua generazione e tutte quelle a seguire.
Lo stile distintivo di Armani continua a influenzare designer e marchi in tutto il mondo. La sua visione estetica ha creato un nuovo standard di eleganza, ispirando generazioni di stilisti.
“Io non creo per stupire, ma per durare”
Che fosse o meno il suo obiettivo, Giorgio Armani si è imposto nel panorama della moda come il naturale erede di Coco Chanel. Come lei, ha fatto della semplicità e dell’eleganza la propria firma, trasformandole in un linguaggio universale. Le sue tonalità neutre e sofisticate hanno reso i capi immediatamente riconoscibili, destinati a un’eleganza senza tempo.
La collezione primavera-estate 2020 ne è un esempio emblematico: palette delicate e silhouette fluide che dimostrano come Armani sia riuscito a restare fedele al suo classicismo, pur dialogando con la modernità.
Il suo merito è stato riconosciuto più volte con i numerosi premi e onorificenze, tra cui il prestigioso “Council of Fashion Designers of America Award” nel 1987 e il “Legion d'Honneur” in Francia. Questi riconoscimenti attestano la sua importanza e il suo contributo al settore, non solo come designer, ma anche come imprenditore e innovatore.
“Rispetto e attenzione per le persone e la realtà. È da lì che tutto comincia”
Oggi la maison guarda avanti, senza tradire le proprie origini.
Non ci sarà nessuna vendita, nessuna fusione: Armani resta Armani.
Con la nomina di nuovi designer e una direzione creativa rinnovata, il marchio si prepara a scrivere un nuovo capitolo, continuando a incarnare i valori di eleganza e sobrietà che Giorgio Armani ha difeso per tutta la vita. Ai piani alti arrivano nuove voci, giovani e curiose, pronte a portare una prospettiva fresca e contemporanea, ma sempre nel solco tracciato dal fondatore: quello del rigore, della misura, del rispetto.
Se il futuro della maison è proiettato in avanti, il suo cuore resta ancorato a un principio chiave: la responsabilità. In un settore dove la parola “sostenibilità” rischia spesso di diventare un semplice slogan, Armani sceglie di darle sostanza. Il marchio sta investendo in materiali riciclati, processi produttivi a basso impatto e filiere trasparenti, con l’obiettivo di ridurre al minimo il proprio impatto ambientale.
D’altronde, è ciò che Armani stesso avrebbe voluto. Non ha mai nascosto la propria distanza dal concetto contemporaneo di “moda”, troppo spesso sinonimo di consumo rapido e ostentazione. La sua idea era diversa: vestire la realtà, non travestirla.
Già nel 2021 la linea Armani Exchange aveva segnato un passo importante in questa direzione, puntando su tessuti eco-compatibili e metodi produttivi più etici. Oggi quella visione si consolida in una strategia più ampia: fare della sostenibilità non un trend, ma un valore permanente.
Nel frattempo, la maison affronta una nuova sfida: il linguaggio digitale. Con l’espansione dell’e-commerce e il peso crescente dei social media, anche Armani ha deciso di abitare questo spazio con intelligenza e misura.
Campagne come Armani Beauty hanno saputo dialogare con un pubblico globale, grazie a piattaforme come Instagram e TikTok. Collaborazioni mirate con influencer e content creator non tradiscono la filosofia della casa, ma la reinterpretano, rendendo accessibile — senza snaturarlo — un mondo da sempre sinonimo di discrezione e fascino.
Giorgio Armani non è stato solo un designer: è stato un costruttore di linguaggi. Ha insegnato che l’eleganza è un modo di stare al mondo, non di mostrarsi. E oggi, mentre la maison si prepara a scrivere il futuro, il suo spirito resta il punto di riferimento: equilibrio, autenticità, sobrietà.
Mentre la casa di moda si prepara a scrivere il prossimo capitolo, il futuro sembra promettente, con un impegno verso l'innovazione e la sostenibilità che continuerà a ispirare il settore. La visione di Armani rimarrà un faro per la moda, guidando la maison verso nuove vette e assicurando che il suo spirito continui a vivere nelle collezioni future.
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